L’evoluzione tecnologica e di pensiero in campo implantologico ha portato nell’ultimo periodo a ri-valutare in pieno l’importanza del carico immediato.
La solidarizzazione è utile in tutte le tecniche, non solo per il carico immediato, in quanto la stabilizzazione implantare è condizione indispensabile per l’osteointegrazione dell’impianto e prescinde dal tipo di carico.
Tale concetto, del resto, è alla base di tutta l’implantologia ortopedica. Questa pratica poi è sempre stata alla base di tutti i procedimenti legati alla tecnica monofasica. L’elemento che accomuna i vari procedimenti è comunque la stabilità primaria che rappresenta l’obiettivo da ricercare in assoluto. Solo con l’immobilità degli impianti è possibile ottenere la massima integrazione. Sappiamo infatti che i micromovimenti inducono la formazione di tessuto connettivo nell’interfaccia osso – impianto. Dall’altra parte è noto che in accordo con le leggi di Roux e di Wolf è fondamentale la stimolazione dell’osso per produrre tessuto con le caratteristiche istologiche adeguate.
Con il processo di solidarizzaione attraverso una barra saldata è stato possibile oltre alla stabilità ottenere il risultato di svincolare il sistema protesico dagli effetti provocati dalla flessione degli elementi travate (v. Lorenzon – Bignardi – Dental Cadmos 2003 vol. 71,10). La barra di collegamento infatti lavora per compressione e per trazione e non per flessione come una travata di un ponte. Di qui ne consegue una caduta della tensione a livello di sezione di passaggio intracorticale per cui non si forma il tipico riassorbimento conoide pericervicale degli impianti singoli sia mono che bifasica. Anzi impianti con lesione presente e mobilità di I° e II° genere allorquando vengano integrati con altri impianti ad essi solidarizzati recuperano stabilità con regressione della lesione e recupero dei livelli della corticale che mediano in senso geometrico (50 % della profondità della lesione).